Fondazione MIA presenta ad Astino la mostra dedicata all’opera di Giovanni Chiaramonte tra i maestri viventi della fotografia italiana, che come pochi altri ha contribuito alla ridefinizione poetico-concettuale dell’immagine del paesaggio contemporaneo. L’esposizione propone 45 fotografie, molte delle quali mai esposte né pubblicate, che ripercorre oltre due decenni – dal 1980 ai primi anni del 2000 – di ricerca intorno ai diversi modi di percepire il paesaggio e la veduta urbana, da sempre al centro della fotografia e della riflessione teorica di Chiaramonte. La mostra si configura dunque come occasione di rilettura e sistematizzazione di una fase di lavoro centrale nella biografia artistica del fotografo. In questa esplorazione (suddivisa in tre capitoli: Italia, Europe, Americas), il nostro Paese è il punto d’osservazione privilegiato: il suo territorio, che si presenta come una stratificazione di culture e civiltà, racconta la storia dell’intero occidente. Il paesaggio italiano diviene la matrice per leggere e comprendere l’intero Occidente, la sua cultura e il suo destino; è la lente attraverso la quale Chiaramonte mostra i tanti luoghi che esplora.
Tra le vestigia del Vecchio Continente, l’autore cerca l’origine della nostra civiltà, compiendo un vero e proprio pellegrinaggio dalla memoria di Atene e Roma attraverso Berlino fino al Bosforo e a Gerusalemme, tappa carica di significato nel suo viaggio in profondità nella storia.
Nelle fotografie dedicate al paesaggio americano, gli Stati Uniti e l’America Centrale, Chiaramonte rintraccia ancora una volta il cammino dell’Occidente, le ragioni per costruire una nuova città europea, secondo una visione dell’uomo corrispondente al suo destino di libertà e felicità. Per Chiaramonte non esiste più un punto di vista preordinato per osservare il paesaggio; quest’ultimo diventa luogo suscettibile di differenti rappresentazioni che seguono le dinamiche dell’esperienza individuale. Le immagini s’illuminano al loro interno e prendono luce e colore a partire dalla linea dell’infinito che l’obiettivo del fotografo costantemente mette a fuoco. È questo il “realismo infinito” del titolo e di cui parla lo stesso autore offrendoci una chiave di lettura fondamentale del proprio immaginario visivo.
In occasione della mostra è stato realizzato il volume edito in due versioni, italiano e inglese, pubblicato da ELECTA e riunisce 100 immagini. Con testi di Corrado Benigni e Teju Cole.