Cosa accade quando l’uomo, riflettendo su sé stesso, produce pensieri, parole e segni? Come può la fotografia insinuarsi in questo caotico flusso di tracce umane senza un apparente ordine? Spetterà a noi, come singoli individui, cercare la chiave di lettura delle opere e indagare nelle pieghe più o meno nascoste dell’immagine. Il grande filosofo Arthur Schopenhauer sosteneva che la realtà, nel momento in cui agisce nella vita dell’uomo, subisce una sorta di metamorfosi e che il fenomeno, nella sua impalpabilità, non può essere una raffigurazione veritiera.

La fotografia, intesa come strumento di riflessione interiore, consente all’uomo di viversi come corpo interagendo con gli elementi di spazio, tempo e sogno, esprimendo in senso pieno l’essenza della nostra realtà. Filippo Barbero, classe 1992, nel suo progetto Borderland affronta il succedersi della vita e i suoi legami con il passato, il presente, il futuro e il sogno.

Mi racconta nello specifico:«Borderland è l’atto del mio Io volto ad un tentativo di riappropriazione di un vissuto che mi ha determinato e strutturato fin dalla tenera età. Questo lavoro si estrinseca in diversi aspetti concomitanti, susseguenti ed eterogenei fra loro: è un luogo, un passaggio di età, un insieme di persone, un modo di vivere, un pensiero critico, un flusso di ricordi, aspettative tradite e idee potenziali. Per me, tutto qui è di confine e proprio questa dimensione di indefinitività mi spinge ad una continua ricerca delle tracce di un tempo che non ho vissuto abbastanza o forse che ho vissuto troppo. Il mio passato si mescola con il presente e mi suggerisce i passi futuri. Non so se ascoltarlo in modo consapevole o se lasciarmi trasportare dal vento fresco, lo stesso che durante le calde notti estive accompagnava me e mio nonno in quei discorsi esistenziali mentre ci meravigliavamo della bellezza della costellazione, sdraiati in un prato umido ed in leggera discesa».

Parole precise e nette che risuonano come un manifesto di intenti, eco di una volontà che si esplica in una fotografia che vuole distruggere il velo di maya, di una realtà apparente e illusoria, per generare delle riflessioni sul senso stesso di vivere il tempo. Le immagini senza età di Filippo Barbero, pur essendo in bilico tra sogno e realtà, si tramutano in metafore visive. Un corpus di immagini che non raccontano una tematica precisa e dettagliata, ma evocano la storia di un’esplorazione, di un uomo che sta maneggiando un’idea, un’idea che si cela nell’equazione stessa della vita.

Filippo Barbero è un fotografo che vive e lavora in Italia. La sua ricerca artistica si caratterizza per la scelta di progetti a lungo termine, e l’approccio a tematiche che partono da profonda riflessione personali.