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    ‘Cartographies’ di Louis De Belle ci racconta i vestiti della città

    Il nuovo libro edito da Humboldt Books è una mappatura della città di New York attraverso gli indumenti dei suoi abitanti, con i testi realizzati da Francesco Pacifico

    Cartographies è una serie fotografica che si concentra sui dettagli dei vestiti degli abitanti di New York, colti lungo le strade di Manhattan tra le 10 del mattino e le 7 di sera, come rimando al concetto di routine quotidiana. Pieghe, macchie e piccole tracce dell’abbigliamento diventano impressioni della vita di tutti i giorni, possibili cartografie dei viaggi di ognuno. Il libro, progettato come un quotidiano da sfogliare e nato da una campagna di crowdfunding, è costituito da venti fogli di una pregiata carta giapponese uniti da una banda elastica e alterna le fotografie originali con grandi dettagli a tutta pagina. Le fotografie di Louis De Belle sono accompagnate da un testo a cura di Francesco Pacifico, che mostra un ritratto impietoso e disilluso della vita in città. Abbiamo intervistato Louis per farci raccontare la sua esperienza.

    Cartographies © Louis De Belle/Humboldt Books
    Siamo abituati a vedere le grandi città raccontate sempre con la stessa retorica: grattacieli, gente di fretta, cinismo, traffico, rumore. Cartographies ci mostra una narrazione completamente diversa, con una prospettiva mai vista. Da dove nasce questa intuizione?

    Nasce durante una residenza d’artista a New York: mi era stato commissionato un lavoro che raccontasse la città, una storia lontana dai soliti cliché tipo i taxi gialli, le strade affollate e i palazzi. L’idea mi è venuta camminando e osservando le persone che incrociavo: ho deciso di concentrarmi su di loro e di lavorare sul concetto di serialità, che è quello che sento più vicino. La serie si focalizza sulla quotidianità degli abitanti della città e sui loro indumenti: camicie spiegazzate, tute da lavoro, magliette macchiate e sudate. I corpi delle persone diventano cartografie, mappe che costruiscono una geografia immaginaria della metropoli.
    Cosa ti ha spinto a fare di questo progetto un libro?

    Il lavoro è rimasto chiuso in un cassetto per un po’ di tempo, non sapevo ancora bene che farne. Poi a un certo punto è stato notato da Joel Meyerowitz, che ha scelto di includere questa serie all’interno di un libro sulla street photography. Queste fotografie sono poi state esposte in una mostra a Berlino e sono state molto apprezzate da pubblico e critica. Nel frattempo, erano già passati cinque anni dalla realizzazione di Cartographies, così ho pensato che fosse arrivato il momento di progettare una monografia.

    Cartographies © Louis De Belle/Humboldt Books

     

    È da qui che nasce la collaborazione con Humboldt Books e Francesco Pacifico? 

    Sì, sono stato contento di presentare loro il progetto perché sono una casa editrice molto coerente con il tipo di lavoro che svolgo. Poi Humboldt è di Milano come me, quindi ci tenevo a pubblicare Cartographies “a casa mia”. La campagna di crowdfunding è andata molto bene, abbiamo quasi raddoppiato il goal previsto. La parte testuale è stata curata da Pacifico, perché anche lui in passato ha vissuto a New York e quindi poteva interpretare le mie immagini attraverso le sue parole. Quando ho letto il suo testo per la prima volta, l’ho trovato un ritratto brutale, impietoso e a tratti malinconico della città e dei suoi abitanti. Solo dopo ho intuito che poteva funzionare bene a contrasto con il mio lavoro.

    Cartographies © Louis De Belle/Humboldt Books
    In un mondo sempre più digitale, che significato ha pubblicare un libro nel 2021?
    Prima di tutto mi hanno spinto la passione e la dedizione per la fotografia e l’amore per i libri fotografici. Poi penso che la pubblicazione di un libro sia anche il simbolo di una nuova tappa raggiunta: è una sorta di check-point nella carriera di un artista. Sancisce di fatto l’esistenza di un lavoro, mette un punto fermo e diventa quindi uno step fondamentale per costruire un percorso artistico e professionale.
    Alessandro Curti
    Nato a Milano nel 1991, giornalista appassionato di arte contemporanea e di fotografia in tutte le sue espressioni. Socio di STILL Fotografia, con sede a Milano in via Zamenhof 11. Docente in Storia della Fotografia all’interno del corso di Fashion Design allo IED di Milano. Gia collaboratore e redattore per le riviste mensili IL FOTOGRAFO e N Photography (Sprea Editori) dal 2015 al 2019 e per Rolling Stone Italia, Lampoon e The Pitch.

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