Hanna Norton decide di dare un nome alla patologia psichica. Se ne infischia della superstizione collettiva che spesso condanna la fragilità temendo di rimanerne a sua volta vittima. Per lei il volto del malessere interiore è già lì, in carne e ossa, davanti ai suoi occhi tutti i giorni. Di fatto, la sorella di Hanna, Katie, combatte quotidianamente contro un demone chiamato “disturbo ossessivo compulsivo”. Un nemico invisibile che la costringe a sprofondare in uno stato emotivo invalidante. Dunque paranoia, terrore e l’ossessione per un’immacolata igiene personale rappresentano i fattori di una paralisi psico-sociale dalla quale Katie sembra impossibilitata a sfuggire. Ed ecco che negli scatti di Twenty second of safety, progetto vincitore del premio Portrait of Britain nel 2021 (istituito dal British Journal of Photography), il concetto di intimità fotografica collide con il turbamento psicologico. Un “big bang” iconografico capace di porre l’accento sulla vulnerabilità mentale e le sue inibizioni.

“Twenty seconds of safety”, 2021
Pertanto, Hanna Norton sceglie di raccontare la storia della sua famiglia attraverso una grammatica materico-figurativa, in grado di sovvertire la staticità narrativa delle immagini reportagistiche. Così facendo ci dimostra, ancora una volta, quanto il medium fotografico rivesta una funzione connettiva – in questo caso non soltanto dal punto di vista concettuale ma anche fisico – tra due polarità emozionali, e perciò ben lontano dall’unialeralità strumentale. In buona sostanza in questa serie di immagini, strutturate seguendo un’operatività binaristica, da un lato l’autrice indaga l’ipersensibilità comportamentale di sua sorella; mentre, in ultima battuta, la stessa Katie pratica sui fotogrammi prodotti una astrazione intenzionale, finalizzata a rendere tangibile l’intensità caotica della malattia. Allorché il bianco e nero della pellicola viene travolto da un uragano di coriandoli colorati; tanto scollegati dalla loro primaria connotazione festosa, quanto piuttosto indirizzati a comporre una legenda esperienziale di situazioni e reazioni ossessive.

“Twenty seconds of safety”, 2021
Parimenti, la garbata incursione materna nei soffocanti frame del racconto ambisce ad attestare il potere salvifico della tenerezza parentale. Perciò la possibilità di rifugiarsi in una dimensione fetale, altresì idealmente protetta, assolve al compito di sedare le manie della giovane donna, favorendo i presupposti fotografici per consentire ad Hanna di incorniciare il momento in cui la dimensione dell’affetto impone il suo riscatto curativo sull’angoscia vitale.