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    David Wojnarowicz divora il peccato originario

    Peter Hujar e David Wojnarowicz rivisitano il concetto di diversità e restituiscono un'interpretazione contemporanea del "peccato originale".

    E se provassimo a rovesciare il significato di “diverso”? Cosa accadrebbe alla morale? Probabilmente il mondo resterebbe sempre lo stesso, il medesimo contenitore di avvenimenti ontologici. Cambierebbe invece il nostro tessuto relazionale, e forse si allenterebbero le costrizioni comportamentali che sovente ci infliggiamo per non precipitare nella difformità esteriore. La fotografia di Peter Hujar si posiziona proprio qui, in questo inesplorato brandello di civiltà, tra discriminazioni e resurrezioni collettive. In un luogo effimero, dove l’atto di esistere dell’individuo serve necessariamente a ritagliarne lo spazio nell’orizzonte mentale altrui. Guardando le sue immagini Hujar sembra descrive i protagonisti che le popolano come sculture sociali. Il bianco e nero della pellicola ne evidenzia, anche nelle pose più controverse, la responsabilità politica. Una grammatica del sentire prima che del vedere, capace di gettare luce sull’emotività di quella porzione di popolazione socialmente cancellata.

    © Peter Hujar
    “Forbidden Fruit (David Wojnarowicz Eating an Apple)”, 1983

    Nello scatto del 1983 intitolato Forbidden Fruit, l’artista David Wojnarowicz siede placidamente sullo spoglio parquet di un appartamento nell’East Village. Con la stessa dinamica lussuriosa di una performance autoerotica sta assaporando il gusto dolciastro di una mela. Lo sguardo è completamente assorto, finalizzato al compimento di quell’attività equivocamente viziosa. Indossa una camicia – abbottonata fino al collo come nelle vesti talari dei giovani seminaristi – dello stilista giapponese Issey Miyake, soprannominata The Ultimate Man’s Shirt. Allora l’uomo, che dalla gerarchia eteronormativa non è considerato tale, travestendosi da scrigno di boriosa normalità rivendica la sua presenza pubblica. E, attraverso il contesto fotografico allestito da Hujar, annuncia il suo messaggio redentore: l’affrancamento dalla stigmatizzazione sessuale.  Sono gli anni dell’AIDS, in cui il potere legislativo del governo, seppur federlamente laico, soffre ancora le influenze conservatrici degli organismi ecclesiastici. Per cui la mela, quel frutto tanto innocente, quanto simbolicamente fatale; e quegli abiti standardizzati vogliono provocare il ripensamento ideologico dei codici di gestualità maschile e della sua identità. Quasi una ri-stesura, sintetica e formato cartolina pubblicitaria, di un episodio biblico contemporaneo: David sta divorando il concetto di “peccato originario”.

     

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