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    Foto di Roma senza romani

    In 'Never walk on crowded streets' pubblicato da Nero Editions, Giovanna Silva racconta una Roma particolare, spogliata della gente che la anima ogni giorno. Il risultato è impressionante

    Come vi sentireste ad avere in mano un libro di foto che potrebbe continuare all’infinito? Infinito un po’ perché perdersi in queste pagine è automatico, un po’ perché il materiale a disposizione dell’autore sembra rigenerarsi in ogni scatto. Giovanna Silva non aveva di fronte un lavoro facile: fotografare Roma, la città millenaria, la città del caos, della Grande Bellezza, delle buche coi cinghiali dentro, del Potere. In tanti si sono cimentati con questa città e in tanti ne sono usciti sconfitti. Lei ha coniato un metodo nuovo di guardare a queste mura e riprodurle. Lo spiega bene nella bellissima parte di testo estratta da Scritti Dispersi, un libro di Alberto Savinio (il fratello di De Chirico sotto pseudonimo) del 1949 pubblicato da Adelphi: «Bello avere una lingua materna, ma se non si ha?». Se non si ha si procede come la Silva: si parlano tutte e mischiandole si ottiene un suono universale.

    Never walk on crowded streets © Giovanna Silva/NERO Editions

    Qui non siamo nella foto di architettura, nella street photography o nel reportage, qui la macchina è ridotta a mezzo per conoscere un luogo e come gli uomini lo hanno edificato e perché. È un lavoro di precisione, accurato.  In Never walk on crowded streets («Non passeggiare mai per strade affollate», anche questa una citazione di Savino che si sposa benissimo con l’era pandemica) pubblicato da Nero Editions regna una pulizia che rispetta il dogma del titolo: della Roma turistica e affollata non c’è traccia, se non nelle bancarelle di paccottiglia e nei resti del passaggio umano. Pochissime persone ritratte, per lo più di spalle o indistinguibili causa mascherina, inghiottite da una marea di: chiese, muretti, statue, cemento, edicole, barbieri, negozi, obelischi, bandiere, resti, portoni, zozzeria, storia, papa Francesco, scritte eccetera. Esattamente tutto quell’insieme di materiali e detriti che spaventa di Roma ma che ne è la veste urbana. Questo caos è ancora più straniante e inquietante poiché è ritratto senza romani. Togliere la folla è estremo ma crea una zona neutra, in cui è più facile perdersi: «Nei quartieri in cui Roma è Roma, io, in poco tempo mi sarei romanizzato. E romanizzarmi io non voglio. Di romanizzarmi io ho paura. Sempre» scriveva Savinio.

    Never walk on crowded streets © Giovanna Silva/NERO Editions

    Giovanna Silva, fotografa e direttrice di Humboldt Books, non conosceva così bene la città e forse aveva la stessa paura di Savinio. Così ha pensato bene di partecipare a un bando della American Academy di Roma, decidendo di farsi raccontare l’urbe da artisti ed esperti. Poi ha preso una mappa, ha diviso Roma in quadranti e ha cominciato a camminare a ritmi serrati per mesi, anche 30 km al giorno, scattando con vari mezzi. Non importava lo strumento, importava la serialità. Tanto che alla fine l’autrice, non potendo muoversi all’estero vista la situazione, ha coniato questa metodologia e adesso sta concludendo un lavoro analogo su Milano che uscirà a novembre.

    Never walk on crowded streets © Giovanna Silva/NERO Editions

    Anche ai romani questo libro caleidoscopico sembrerà rivelare aspetti della loro città che non sapevano nemmeno di conoscere. Così come a quelli come me, sempre scettici verso Roma, sempre scissi di fronte al passaggio in città. A noi parla Pavel Muratov, un altro autore pubblicato da Adelphi che in Immagini dell’Italia vol.2 scrive: «Ci vuole tempo per provare il sentimento di Roma. Quasi mai esso sopravviene nei primi periodi di vita romana, ma in compenso non c’è nessuno che, dopo un soggiorno più o meno prolungato, non l’abbia provato». Gaspard Vallette, autore del recente Reflets de Rome, ne offre una descrizione fedele: «Tale fascino di Roma» scrive «non è immediato e subitaneo. Non agisce all’istante, né ti coglie in modo fulmineo. S’insinua nell’anima lentamente, progressivamente e saldamente, avviluppandola a poco a poco, penetrando ogni giorno più a fondo, talvolta fin quasi a possederla del tutto e a stregarla per la vita». Così come vi capiterà con queste pagine.

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