Per un uomo, all’interno di una comunità di ebrei ortodossi, l’aspirazione massima è una vita dedicata allo studio dei testi sacri; per una donna, la vita è votata alla devozione assoluta della fede, alla famiglia e alla casa. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un aumento del divario tra mondo femminile e maschile, in varie parti del mondo e in diverse situazioni religiose e culturali. Grazie ai movimenti globali come Me Too e Time’s up, molte donne hanno trovato il coraggio e la forza di chiedere uguaglianza e giustizia. Questa rinnovata discussione sul ruolo femminile all’interno della società ha toccato anche le comunità più isolate e chiuse, dove affrontare questi argomenti vuol dire rompere tabù consolidati per ricreare nuovi equilibri tra tradizione e modernità.

Sharon Pulwer, con il suo progetto God fearing Women, documenta la vita delle donne di una di queste comunità, quella stanziata nel quartire di Crown Heights a Brooklyn – sede della comunità ebraica ortodossa Chabbad Lubavitch. Recentemente, anche la cultura popolare si è interessata al mondo chassidico, ne sono un esempio la serie tv Shitsel e la recentissima miniserie Unorthodox di Netflix, basata sull’omonimo libro di Deborah Feldman. Come la maggior parte delle realtà ebraiche ortodosse, gli appartenenti alla comunità Chabbad Lubavitch vivono una vita molto isolata.

Sinagoghe, scuole ed eventi comunitari applicano con estrema rigidità la separazione di genere. Le donne dello Chabad di solito si sposano attorno ai vent’anni, per lo più nel contesto dei matrimoni combinati, e quasi sempre crescono numerosi figli. Una volta sposate, si coprono i capelli e indossano abiti semplici e modesti.

Il lavoro della fotografa israeliana ci offre uno sguardo particolare sulle dinamiche degli ebrei ultra ortodossi, in particolare sulla presenza femminile all’interno di questa comunità. Documentando la loro vita quotidiana, vissuta seguendo rigidi dettami, la fotografa riesce a far emergere la profonda dicotomia: da una parte il conforto che deriva dal forte senso di appartenenza, dall’altra la voglia di libertà e le aspirazioni personali.

Sharon Pulwer mette in luce i membri della comunità che solitamente sono i più emarginati; questo perché molto spesso, nelle pubblicazioni della comunità, il volto della donna viene censurato. Ogni fotografia sottolinea la femminilità di ogni singola donna ritratta, avvolgendole in un’atmosfera estremamente familiare che richiama gli album di famiglia. Sharon Pulwer, durante la permanenza in questa comunità, ha notato quanto le donne stiano cambiando. Promuovono l’uso degli smartphone e l’utilizzo di internet per crescere professionalmente, hanno fondato la prima rock band di sole donne e realizzato un piccolo hub di moda. Pubblicano le loro immagini sui social nonostante la censura. Queste donne stanno dimostrando che si può essere religiose pur vivendo i cambiamenti del mondo.