Il Salone degli Incanti di Trieste si accende con più di 90 opere realizzate da David LaChapelle, uno degli artisti più influenti e stimolanti del panorama mondiale, in una mostra che ripercorre gli ultimi cinquant’anni della brillante attività creativa del fotografo. L’esposizione, che porta per la prima volta le opere dell’artista americano in Friuli Venezia Giulia, è curata dallo Studio David LaChapelle, sotto la direzione artistica di Gianni Mercurio, promossa da Regione Friuli Venezia Giulia e Comune di Trieste ed è organizzata da PromoTurismoFVG, in collaborazione con Madeinart. La mostra ospita in totale 92 opere, in un percorso narrativo che racconta le due fasi artistiche della carriera di David LaChapelle: la prima immortala in chiave dissacrante e ironica il decennio a cavallo del nuovo millennio, attraverso la rappresentazione di personaggi del mondo della musica, del cinema, della moda e della politica; la seconda proietta il suo lavoro in una dimensione nuova, più estetica, ma anche più intima e mistica, in cui emerge l’impatto nell’arte del passato e la ricerca di sé stesso nella natura.

Inoltre, per la prima volta al Salone degli Incanti di Trieste, saranno anche esibite dieci immagini in formato extra large che rendono ancora più spettacolare una mostra già di per sé unica e impattante. David LaChapelle-Fulmini si presenta come un ricco percorso espositivo in cui sono presenti fenomeni naturali che, uniti alle azioni dell’uomo, del caos e del paradiso, sanno generare una forza dirompente, in grado di cristallizzare e illuminare l’attimo. La mostra dà così occasione all’artista di mettere a nudo le sue riflessioni sull’umanità: opera dopo opera, sarà possibile vivere nel principio il dramma dell’attimo, immortalato prima in una maestosa nave da crociera ricomposta nelle forme di un ghiacciaio, poi in un diluvio dei giorni nostri che minaccia l’avvenire di Las Vegas e, infine, in alcune storie bibliche materializzate in visioni contemporanee.

Non mancano poi scene più intime, riferite a paesaggi popolati da angeli, santi, fiori e figure mitologiche, frutto di un lavoro artigianale in cui le immagini sono elaborate da LaChapelle con interventi pittorici sui negativi fotografici: una tecnica che consente all’artista di ottenere opere di uno stile unico e inconfondibile. LaChapelle utilizza il linguaggio narrativo ed espressivo dell’allegoria, un sistema di metafore che ruotano intorno allo stesso tema: il suo lavoro, infatti, è stato spesso definito «un’allegoria del tempo presente», in cui si manifesta un’attitudine neoumanistica con al centro del suo lavoro le preoccupazioni per i destini dell’uomo e il fatto che l’arte deve essere un veicolo di comunicazione e promozione civile e spirituale accessibile a tutti. Tra la dimensione parallela e onirica, che è lo specchio deformante della realtà, offre una visione del mondo in cui intravede la crisi e la dissoluzione dell’uomo nel sistema di oggetti e valori da lui stesso creato. Nella sua visionaria produzione artistica la natura gioca un ruolo chiave e la luce è determinante nella costruzione del significato dell’immagine, diventando elemento mistico in un paradiso in cui si fondono la trascendenza del divino e la sensualità del terreno in un rinnovato rapporto tra uomo e natura, ambientato da LaChapelle in un’atmosfera magica.