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    Intelligenza artificiale, immagini e diritto d’autore: facciamo chiarezza

    Abbiamo interpellato l'avvocato Cristina Manasse per far luce su IA, immagini e diritto d'autore: ecco una guida pratica che risponde ad alcune domande frequenti sul tema

    di Cristina Manasse

    Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad ampi dibattiti sul tema della Intelligenza Artificiale, dei contenuti creati, della loro qualità e delle possibili violazioni di diritti in generale, compreso il diritto d’autore. Tra le diverse applicazioni dell’IA di crescente interesse per gli utenti, troviamo la generazione di immagini. Ed è proprio in questo settore di “immagini”, che alcune piattaforme di contenuti, quali le agenzie fotografiche e vari artisti stanno portando avanti azioni legali, per la tutela dei loro diritti, per presunta violazione da parte dell’IA. Le innovazioni tecnologiche offrono forme e contenuti nuovi, la società digitale con la circolazione di un enorme numero di contenuti sta incidendo anche sulla modalità di creazione di opere artistiche e sull’utilizzo di immagini preesistenti. Gli strumenti di IA, pur contribuendo alla trasformazione della società in algoritmica, al contempo fanno sorgere dubbi e preoccupazioni, anche sui rischi derivanti dal loro utilizzo e sulla individuazione di auspicabili forme di tutela e linee guida. Con questo approfondimento si cercherà di fare luce su alcuni punti chiave della questione, rispondendo a domande che possono offrire strumenti utili per fare chiarezza sul diritto d’autore e le immagini create da Intelligenza Artificiale.

    Come funziona l’Intelligenza Artificiale?
    L’IA consiste in un insieme di tecnologie e di beni materiali ed immateriali che interagiscono e, compiendo azioni con un certo grado di autonomia, raggiungono obiettivi specifici.
    Il programma di IA utilizza dati digitali per imparare e per produrre risultati. Vi sono due procedimenti: il machine learning, e cioè l’apprendimento della macchina, ed il deep learning, l’apprendimento profondo. La prima fase consiste nell’addestramento della macchina, riguarda gli algoritmi che le consentono di apprendere – tramite l’allenamento sui dati acquisiti – come svolgere i compiti richiesti in maniera specifica. Il deep learning invece, sottocategoria del machine learning, utilizza algoritmi basati con reti computazionali che funzionano riproducendo il comportamento del cervello umano, per trovare correlazioni e percorsi da utilizzare come matrice per la produzione.

    Come si svolge questa fase di apprendimento?
    Attraverso istruzioni informatiche, il programmatore allestisce il processo creativo, istruendo la macchina. I dati vengono raccolti dall’IA con la tecnica di scraping che consiste nel raccogliere e memorizzare informazioni in rete (le immagini) che poi verranno usate a seconda dell’input dell’utente. Per rinvenire le informazioni, le IA attingono a preesistenti database, o al web, in modo da addestrare gli algoritmi a riconoscere schemi e relazioni nelle immagini prelevate e poter successivamente crearne altre. L’IA impara dunque attraverso l’utilizzo di una miriade di opere preesistenti.

    L’opera generata è creativa?
    Il tema delle opere prodotte dall’IA porta alla questione della presenza o meno del requisito della creatività nelle opere create. La normativa italiana stabilisce che sono protette le opere dell’ingegno di carattere creativo, elemento qualificante dell’opera; non esiste un livello minimo di creatività ma è necessario che l’opera, al fine di godere della tutela, sia il risultato di un’attività creatrice tale che permetta di evidenziare le scelte e la preparazione del soggetto fotografato nonché l’elemento soggettivo del fotografo. Per alcuni, le opere generate non sono protette dal diritto d’autore posto che trattasi di opere frutto di elaborazione di algoritmi dove manca l’apporto creativo dell’autore. Per altri, l’apporto creativo sarebbe dato dall’input, seppure minimo, dell’utente che inserisce la parola o la frase necessaria per far partire l’attività dell’algoritmo. Le domande sono quindi: l’opera creata può ambire alla tutela autoriale? Quanto è importante il contributo creativo umano nella valutazione?

    Le opere generate sono tutelate dal diritto d’autore?
    Le creazioni dell’IA non sono al momento tutelate dal diritto d’autore, le norme autoriali sono nate infatti per tutelare le persone e non prevedono la tutelabilità di output generati da macchine (tra le fonti, la Convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie, il Trattato Wipo, la Direttiva Infosoc 2001/29, la legge sul diritto d’autore), ma trattasi comunque di un settore in continua e veloce evoluzione. In base alle previsioni vigenti, sono protette le opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo e la forma di espressione. In breve deve essere l’espressione del lavoro intellettuale dell’autore, ed il gradiente di creatività richiesto è assai limitato. Trattasi comunque di opere di natura prettamente creativa e dell’ingegno. L’opera dell’ingegno viene definita come particolare espressione del lavoro intellettuale (art. 2576 Codice Civile). A livello europeo, un’opera sussiste se è originale e cioè costituisce una creazione intellettuale del suo autore e sia espressione di questa creazione.

    L’immagine che il fotografo tedesco Boris Eldagsen ha presentato a Sony World Photography Awards e che ha generato numerose polemiche

    Nella valutazione della tutela, è importante il contributo umano alla creazione dell’opera? Il risultato generato dall’IA è espressione della creazione intellettuale del suo autore?
    Allo stato, il creatore può essere solo un essere umano, ma ciò non significa che l’opera creata dall’IA sia di pubblico dominio. Infatti si deve verificare quale sia stato il contributo creativo umano nel processo di creazione. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione, n. 1107 del 16 gennaio 2023, nella causa sulla lamentata violazione del diritto d’autore sull’opera usata a Sanremo come scenografia (The scent of the night) per il festival della canzone del 2016, ha dato un prezioso contributo al dibattito sull’IA. La Cassazione, respingendo il ricorso della Rai, ha confermato che l’opera grafica utilizzata per la scenografia fosse di proprietà di un architetto che ne aveva diffuso l’immagine. La Rai, che aveva utilizzato la scenografia, sosteneva che l’opera fosse stata prodotta da un software mentre l’autrice avrebbe solamente scelto l’algoritmo da applicare: di conseguenza escludeva la tutela autoriale. La Cassazione, che non si è pronunciata su tutte le questioni sottopostele, ha però sostenuto che l’uso di un software per la elaborazione di un’opera non esclude di per sè la tutela autoriale, affermando nello specifico che sarebbe stata necessaria una rigorosa verifica per capire se e in qual misura l’uso del software abbia assorbito l’elaborazione creativa dell’artista che l’ha utilizzato. La pronuncia, ammettendo la proteggibilità dell’arte digitale, rappresenta un passo importante per le opere create da algoritmi. Il livello di contributo creativo umano nel processo generativo è dunque al centro del dibattito e dovrà essere considerato ogni qual volta sarà invocata la tutela autoriale. La verifica dell’apporto umano alla creazione dell’IA è portata avanti anche nell’ordinamento americano ed a livello europeo.

    L’IA è una minaccia per i contenuti utilizzati durante il training della macchina?
    Nelle piattaforme dedicate alla creazione di immagini che utilizzano sistemi di IA, l’utente inserisce la parola chiave o una combinazione di parole fornendo all’algoritmo l’input necessario per svolgere la sua attività. L’algoritmo funziona rifacendosi all’addestramento ricevuto che si basa su milioni di immagini preesistenti. Per generare nuove immagini, l’IA ha infatti bisogno di acquisirne grandi quantità che provengono da diverse fonti e sono opera di persone che hanno contribuito, forse involontariamente, alla istruzione della IA.
    Tra queste immagini, usate come campioni del genere di riferimento, alcune saranno già cadute in pubblico dominio, altre saranno ancora protette dal diritto d’autore.
    E qui sorge uno dei temi fondamentali nell’utilizzazione dell’IA: il funzionamento degli algoritmi si basa su milioni di immagini, il cui uso potrebbe essere vincolato, soggetto a tutela e quindi a limiti, quali il consenso del titolare dei diritti (e spesso alla corresponsione di un compenso). Ricordiamo che l’autore di un’opera ha il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l’opera in ogni sua forma e modo originale, o derivato: il diritto d’autore gli conferisce infatti alcune prerogative esclusive. Di conseguenza, a seconda della tipologia di protezione accordata dal diritto, in occasione della elaborazione delle immagini acquisite (in input) oggetto di privativa altrui, potranno aversi ipotesi di violazione dei diritti dell’autore. Se tali contenuti sono tutelati dal diritto d’autore, si pone quindi il problema della liceità delle opere generate con l’IA. Le immagini generate si basano infatti su contenuti che sono il frutto del lavoro e sforzo creativo di artisti, ancora tutelate o in PD, o tutelate ai sensi di principi specifici e linee guida.

    L’attività del software di IA si ispira alle immagini trovate? L’attività del software di IA si realizza attraverso l’ispirazione alle immagini trovate, utilizzandole per creare nuove immagini, o in una copia/plagio per generare un nuovo prodotto?
    Se l’IA è allenata per ispirarsi allo stile, al tocco, all’aspetto di opere sotto tutela, l’immagine generata potrà essere considerata come una elaborazione di una preesistente opera dell’ingegno, eseguita sulla base di un input umano. Posto che l’autore dell’immagine originaria ha il diritto esclusivo di modificare la propria opera, di elaborarla con un’altra opera, di trasformarla, il suo consenso sarà necessario qualora un terzo desideri modificarla e/o elaborarla, salvo i casi di eccezioni previsti dalla legge (tra i quali l’ironia, satira). La elaborazione sarà dunque lecita laddove vi sia l’autorizzazione del titolare dei diritti sulle opere utilizzate nella fase di scraping. Gli artisti devono quindi assolvere ai diritti esistenti sulle opere preesistenti usate per la creazione di nuove opere, acquisendo autorizzazioni in forma scritta. Per quanto sopra, per poter utilizzare immagini tutelate, dovrà essere concessa una autorizzazione scritta che ne consenta l’utilizzazione ai fini della fase di machine learning e di deep learning. Per le immagini per le quali siano decorsi i termini di protezione (e quindi in pubblico dominio), si dovrà valutare se vi siano violazioni dei diritti morali relativi alle opere. Quanto ad immagini sotto tutela del MIC (Ministero per la Cultura), sarà necessario fare riferimento alla normativa specifica. È importante ricordare che alcune piattaforme di immagini hanno creato sezioni apposite di IA che permettono di dar vita ad opere generate definite “sicure”, nel rispetto della tutela del diritto d’autore applicabile. In tal senso sono auspicabili piattaforme che raccolgano il consenso degli artisti delle opere oggetto di scraping, che permettano di individuare gli autori e di prevedere una remunerazione laddove si tratti di opere sotto tutela.

    E se si utilizza un’immagine protetta senza aver ottenuto idonea autorizzazione?
    Se l’attività di utilizzazione di un’immagine protetta non rientra nelle eccezioni/limitazioni previste dalla legge, qualora si usino immagini tutelate senza la preventiva autorizzazione, si potrà verificare un illecito di diritto d’autore, che diventa plagio qualora la violazione coinvolga, oltre ai diritti patrimoniali, anche il diritto morale della paternità dell’opera. A seconda della gravità e tipologia dell’illecito, si avranno sanzioni di natura civile, penale ed amministrativa. Il titolare dei diritti potrà agire anche per ottenere il risarcimento del danno (lucro cessante e danno emergente); per quantificare il danno, si fa generalmente riferimento al compenso che il titolare avrebbe potuto chiedere per il tipo di utilizzo in un contesto simile. Il danno dovrà comunque essere valutato caso per caso.

    Prime reazioni: agenzie fotografiche ed artisti
    Nei mesi scorsi sono state avviate cause contro alcune aziende che si occupano di IA, per violazione dei diritti d’autore di programmatori ed artisti. Per quanto concerne questi ultimi, ricordiamo la causa intentata dalla Getty Images (presso la Federal Court Delaware, 2.3.23) nei confronti di una start up sviluppatrice del software di apprendimento automatico, per aver copiato ed elaborato milioni di immagini della Getty Images o degli artisti da essa rappresentati, senza autorizzazione. In breve, la Getty Images, ha lamentato l’utilizzazione della proprietà intellettuale di terzi, senza autorizzazione e senza un riconoscimento economico, da parte dell’IA, intenta a creare una propria offerta culturale a proprio esclusivo vantaggio.

    Questa associazione di immagini mostra una fotografia originale e un’immagine simile (completa di filigrana Getty Images) generata dalla start up che sta sviluppando un software di apprendimento automatico. Immagine: Getty Images, tratta dall’articolo linkato sopra

    Vi è poi la causa iniziata in California da alcuni artisti (Sarah Andersen, Kelly McKernan, Karla Ortiz) che, lamentando di aver rinvenuto in rete opere che risultano essere duplicati delle proprie opere e/o imitazione del proprio stile, accusano alcune piattaforme di violazione di copyright sulle proprie opere. In pratica, le piattaforme di IA avrebbero violato i diritti di milioni di artisti, prelevando online miliardi di immagini senza il consenso degli autori, utilizzando il procedimento “diffusione” in base al quale il programma – allenato a ricostruire immagini con il quale è stato alimentato inizialmente – ricreerebbe copie dei dati della fase di training con la massima accuratezza e fedeltà. Per le artiste ciò significherebbe fare dei duplicati di opere, che verrebbero poi utilizzati anche per creare i cd. derivative works, opere che includono parti di opere prelevate dall’opera originaria (i cd collages). Quanto al collage di immagini, che comporta l’utilizzazione/elaborazione di immagini altrui, in EU è considerato generalmente lecito laddove sia stata concessa un’autorizzazione dell’autore o aventi causa e sia stato fatto nel rispetto dei diritti morali spettanti agli autori delle opere inserite nel collage.

    Il tweet dell’artista Karla Ortiz:

    A difesa della attività di scraping, alcune aziende di IA invocano la dottrina del Fair Use, applicata nel sistema americano. Ai sensi di tale dottrina, che rappresenta una eccezione alla tutela del copyright, a) l’utilizzo di materiale protetto dal copyright può essere lecito se fatto senza scopo di lucro; b) l’interesse generale che deriva dall’utilizzo dei dati prevale sul diritto d’autore. Per alcuni commentatori di questa battaglia legale, le società generatrici di AI non immagazzinano copie di opere ma semplici dati su come spazio e colore interagiscano reciprocamente quando rappresentano certi oggetti, utilizzando quanto appreso durante la fase di allenamento (training). Saranno i giudici a dover capire se il complesso procedimento (composto dalla diverse fasi) rientri nella fattispecie di plagio, di abuso di immagini, e se tali modelli di utilizzazione possano rientrare nella eccezione di Fair Use. La vicenda si complica ovviamente laddove le opere generate sono utilizzate per fini commerciali e scopo di lucro, posto che in tale ipotesi il Fair Use non è applicabile e l’autore dell’immagine (che non ha dato il consenso all’uso) meriterebbe un riconoscimento, anche in termini economici.

    Perché le Condizioni di Utilizzo sono importanti?
    Se l’utente utilizza una delle piattaforme dedicate per la creazione di un’opera, è importante fare riferimento alle Condizioni di Utilizzo, (cd Terms of Use) delle piattaforme (o ai Legal Terms/ Condizioni Legali presenti sul sito, generalmente a fondo schermata, in piccolo), che contengono i principi generali che regolano il rapporto tra la piattaforma e gli utenti. Trattasi infatti delle condizioni generali che disciplinano l’uso della piattaforma e quindi sia l’utilizzazione dell’algoritmo che l’attività di creazione di un’opera generata attraverso l’input (cd prompt) dell’utente. Posto che l’algoritmo appartiene alla piattaforma, quest’ultima darà le indicazioni agli utenti sulla proprietà intellettuale correlata all’opera generata utilizzando la piattaforma. Senza addentrarci nelle diverse clausole delle Condizioni di utilizzo delle diverse piattaforme, basti qui ricordare che in alcune piattaforme le Clausole prevedono che le opere generate dagli utenti sono e restano di proprietà esclusiva dell’utente, che risulta peraltro essere l’unico responsabile per l’utilizzo dei contenuti sulle immagini utilizzate, anche da un punto di vista dei diritti di proprietà intellettuale. In breve, l’utente è responsabile del contenuto e del fatto che non violi alcuna legge applicabile. Altre piattaforme permettono la condivisione e libera pubblicazione delle opere generate richiedendo la indicazione della creazione tramite sistema di AI. In altre ancora, gli utenti concedono alla piattaforma una licenza perpetua, mondiale e gratuita di utilizzo, sublicenziabile, per la pubblicazione, riproduzione delle opere generate, compresa la creazione di opere derivate. Quindi è importante prestare molta attenzione al contenuto delle Condizioni di Utilizzo al fine di identificare a) il titolare dei diritti di proprietà intellettuale sull’opera generata e b) il responsabile dell’utilizzo delle opere contenute nel database, e di conseguenza a chi spetti l’onere di verificare l’esistenza di diritti di proprietà intellettuale sulle immagini utilizzate per creare l’opera generata. Se le piattaforme pongono a carico dell’utente la responsabilità dei contenuti generati e del loro uso, è necessario che l’utente sia ben consapevole che l’opera generata potrebbe essere simile ad opere utilizzate dall’IA nella fase di addestramento (e simile persino a quelle già realizzate da altri utenti della piattaforma). Sul punto è auspicabile un intervento normativo che disciplini i creatori delle immagini prelevate con lo scraping da parte dell’IA, utilizzate dall’algoritmo ed infine dall’utente in base all’input dato. In attesa dei chiarimenti sia normativi che giurisprudenziali, massima attenzione quindi alle Condizioni di utilizzo delle piattaforme per identificare, in primis, se la piattaforma si assume la responsabilità rispetto ai materiali prelevati nella fase di addestramento.

    Conclusioni
    La creazione di immagini attraverso l’IA rappresenta una innovazione che solleva interessanti riflessioni sulla evoluzione dei diritti di proprietà intellettuale. Le corti dovranno confrontare vantaggi e benefici di queste nuove forme di utilizzazione dei contenuti e individuare sistemi per a) compensare le utilizzazioni di immagini tutelate che incidono sul diritto di utilizzazione riconosciuto all’autore; b) qualificare il livello di contributo umano all’opera generata dall’AI e c) individuare una forma di protezione sui generis affine al diritto d’autore per garantire alle opere artificiali una forma adeguata di protezione.

    Cristina Manasse
    Avvocato esperta in diritto dell’arte e dei beni culturali, diritto della fotografia e diritto d’autore, anche nel settore digitale. Membro del gruppo di ricerca “Digital Cultural Heritage” ICOM Italia, Responsabile del settore “Arte e Cultura” del Comitato Tecnico Scientifico del Centro Studi ODCED (Ordine dei Dottori Commercialisti) di Milano, Membro della Commissione “LDA” (Letteratura, diritto ed arte) dell’Ordine degli Avvocati di Milano, membro del Centro ASK (Università Bocconi) quale esperta di diritto della fotografia; già Presidente del Comitato “Art, Cultural Institutions and Heritage Law” dell’IBA (Associazione Mondiale di Avvocati). Consulente legale di artisti, fotografi, istituzioni museali, associazioni culturali, collezionisti, start up digitali, piattaforme per la vendita e distribuzione, case d’asta, fiere d’arte e per gli operatori di settore coinvolti nella creazione, distribuzione, valorizzazione e protezione di contenuti IP. Autrice di pubblicazioni ed articoli, relatrice a convegni internazionali e nazionali, in materia di diritto dell’arte e della fotografia, e della proprietà intellettuale. Docente a progetto in corsi universitari e masters, anche all’estero, sul diritto dell’arte e della fotografia.

    Avv. Cristina Manasse © 2023 tutti i diritti riservati.
    Il presente articolo è per scopi informativi e non costituisce parere legale.

     

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