Nessuna conquista è entrata nell’immaginario collettivo e ha catturato l’attenzione delle generazioni del Novecento come quella del selvaggio West americano. L’impresa è stata ampiamente raccontata attraverso i film di Hollywood che, a partire dagli albori del secolo scorso, ha preso la storia dei pionieri e l’ha trasformata in un racconto mitico. I protagonisti erano affascinanti fuorilegge come Billy the Kid, cowboy senza paura alla John Wayne e audaci cercatori d’oro.

Nel lavoro di Cody Cobb non si trova niente di tutto questo, si vede soltanto la natura nella sua essenza. Enormi distese desertiche, infinite praterie, cascate che lacerano la roccia, cattedrali di pietra che toccano il cielo. Sono immagini fuori dal tempo, che testimoniano il percorso di un intenso viaggio in solitaria, dal punto di vista dell’avventuriero. Per settimane intere, Cobb si aggira da solo nel West americano per immergersi completamente in una natura spoglia, essenziale, priva di qualsiasi presenza umana.

È proprio l’isolamento a permettere al fotografo di osservare con maggiore percettività l’ambiente circostante filtrato dalla lente della solitudine, arrivando a definire una sorta di identificazione totale con il paesaggio. Forme irregolari che si alternano con sintonia, colori caldi e decisi, il tutto avvolto da una luce sognante e indefinita; un intreccio che restituisce una poesia estetica ad un luogo in cui l’assenza è presenza silenziosa e universale. La caratteristica preponderante degli scatti di Cody Cobb è quella di ritrarre il paesaggio in modo da renderlo qualcosa di surreale, al limite dell’astrazione metafisica.

Cody Cobb, nato nel 1984 a Shreveport, Louisiana, è un fotografo con sede a Seattle, Washington. È stato nominato uno dei 30 fotografi da tenere d’occhio dal PDN nel 2018 e ha vinto il premio IPE 162 della Royal Photographic Society. Il suo lavoro è apparso anche in pubblicazioni come The California Sunday Magazine, WIRED magazine, MADE Quarterly e CASCADIA di Another Place Press.