Quello che dovrebbe fare un buon fotografo è semplice: seguire l’istinto e partire. Svincolato dal “progetto”, dal “cliente”, dall’editore o da un committente, Matt Black l’ha fatto per sei anni girando il suo paese con un paio di macchine a pellicola. Il risultato è facilmente immaginabile: alto, come ogni lavoro che richiede come unico sacrificio se stessi. Figlio della tradizione americana, di Walker Evans e Robert Frank, Black parte dai maestri per riaggiornarli. Pubblica infatti su Instagram prima di venire notato e ripreso da New Yorker e Time. Black Non cerca una forma nuova, non gli interessa niente di innovare, scatta solo per il piacere di farlo. Bianco e nero con tanta grana, formato quadrato, un viaggio di circa 15000 chilometri nei luoghi più remoti del suo paese. Non tanto perché sono i più poveri o marginali, quanto perché forse sono i più diffusi.

Scrive John Steinbeck nel suo Viaggio con Charlie: «Per molti anni ho viaggiato in molte parti del mondo. In America, io vivo a New York, capito a Chicago o a San Francisco. Ma New York non è America, allo stesso modo in cui Parigi non è Francia e Londra non è Inghilterra. Così scoprii che non conoscevo il mio paese. Io, scrittore americano, che scrive sull’America, lavoravo a memoria, e la memoria è, al meglio, una cisterna fallosa e contorta. Io non avevo sentito la lingua dell’America, non ne avevo annusato l’erba e gli alberi e il concime, non ne avevo visto i monti e le acque, il colore e la qualità della luce. Conoscevo i mutamenti solo dai libri e dai giornali». Questa breve citazione è un manifesto, una dichiarazione di intenti, un’ammissione di colpa messa assieme. Un atto di onestà dovuto ai propri lettori di uno scrittore al culmine della fama che dovrebbe essere insegnato nelle scuole di giornalismo. Solo mettendosi in discussione e allontanandosi dalla scrivania si può raccontare il mondo.

Black non è di New York ma della Central Valley in California, lo stato che da solo è una superpotenza economica, ma proprio nelle sue città più importanti come San Francisco e Los Angeles si può incappare in centinaia di homeless che dormono nel sudicio del quartiere degli affari. In America la diseguaglianza è ancora più impattante che da noi. Laggiù è ormai accettato che una persona qualunque, se non ha le spalle coperte, possa passare da avere un buon lavoro a dormire in macchina senza quasi far scandalo. Per questo le foto di Black si impongono subito all’attanezione di tutti. I post sono accompgnati da uno stile di scrittura secco e pieno di ritmo, che non cerca mai l’enfasi ma trasmette tutta la tensione e il disastro a cui il reporter assiste. In poche parole Black scrive tanto bene quanto scatta. Ed è raro, vi assicuro.

Per un occhio non avvezzo al racconto, un lavoro del genere può sembrare un po’ paraculo, volutamente strappalacrime, troppo Salgado o McCurry in bianco e nero. Beh non è così. Queste foto nascono da un’esigenza anzitutto stilistica. La precisione con cui Black scatta, il pathos delle sue atmosfere e la serialità del suo lavoro ci dicono che anzitutto quest’uomo si trova in ogni singolo istante nel posto in cui vuole essere. Ancora più belli e potenti sono gli still life degli oggetti che si è portato a casa dal viaggio. Scontrini, pezzi di giornale, brandelli di vite altrui che diventano eterni sul fondo bianco in cui sono scattati. Black non sta facendo un commissionato per quei magazine patinati dei fighetti della East Coast (che ameranno questi scatti ma questo è un altro discorso), non vuole inebriare l’elettore democratico o puntare il dito contro il repubblicano, non cerca il World Press Photo. Quest’uomo scatta perché come tutti i grandi fotografi è anzitutto un’cchio in avanscoperta che cerca di portare a casa qualcosa di unico. Un guardone con un’alta dose di morale diciamo. Ed è per questo che il suo lavoro è bellissimo.

Questo contenuto fa parte di Bengala, la newsletter di Ray Banhoff che esce ogni sabato mattina. Qui si possono leggere i migliori articoli italiani e stranieri usciti in settimana, consigli di lettura, libri, robe assurde, fotografia, curiosità, approfondimenti. Niente spam e marchette. Solo il top. Per iscriverti alla newsletter, clicca qui.