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    In viaggio tra fotografia e curatela con Massimo Siragusa

    Fotografo, docente e tra i giurari del Festival di Fotografia di Capri 2022, Siragusa si racconta in questa intervista che ripercorre la sua carriera

    Massimo Siragusa è un fotografo, docente e curatore originario di Catania, che nell’arco della sua carriera ha saputo raccontare i luoghi più suggestivi al mondo con uno stile ricercato e riconoscibile, elementi che l’hanno reso uno degli autori italiani più apprezzati a livello internazionale. Nell’arco della sua carriera ha vinto svariati premi fotografici come il World Press Photo e Sony World Photography Awards e parallelamente ha insegnato per importanti scuole e accademie come lo IED e le Officine Fotografiche. Nel 2016 ha aperto una galleria a Catania – Plenum Gallery – che offre al pubblico siciliano uno sguardo attento sulla fotografia d’autore contemporanea. Oggi per Ultima Edizione racconta il suo triplice ruolo professionale.

    Cortina d’Ampezzo (Belluno), giugno 2015 – Croda Da Lago (massiccio montuoso) © Massimo Siragusa

    Massimo, definirti soltanto un fotografo sarebbe a dir poco riduttivo. In questi anni ti sei dedicato anche alla curatela e alla didattica. Come si arriva a ricoprire questo triplice ruolo professionale e come lo si gestisce?
    La molteplicità di ruoli è sicuramente figlia di una mia profonda curiosità e di una spinta costante alla ricerca di nuovi stimoli e spunti. Nel corso degli anni non ho mai smesso di scattare, è un’attività che rimane comunque centrale nella mia ricerca, il fulcro nel mio modo di lavorare e di muovermi. Ho cominciato a insegnare più di vent’anni fa a Catania, in un’accademia d’arte; ho capito fin da subito che la cosa mi piaceva, così ho investito energie e risorse sulla didattica. Nel corso degli anni sono stato allo IED, alle Officine Fotografiche e alla Scuola Romana di Fotografia, tutti luoghi dove ho potuto approfondire la mia ricerca che, dopo qualche anno, è arrivata anche alla curatela. È stato un percorso abbastanza naturale, un’evoluzione continua che mi ha portato a lavorare su questi tre aspetti con una forte passione.

    Da fotografo, come ti approcci alla curatela e all’attività di galleria?
    Penso che sia una conseguenza automatica del mio percorso; dopo essere stato fotografo e insegnante, ho cominciato a capire che mi piaceva mostrare al pubblico i progetti più interessanti che mi venivano sottoposti. Così ho deciso di aprire una galleria a Catania, la Plenum Gallery, uno spazio utile a mettere in mostra le fotografie e i lavori di importanti autori contemporanei e ultimamente anche di giovani talenti emergenti. Ho voluto investire sulla mia regione, la Sicilia, per portare anche lì una proposta artistica che normalmente si riesce a vedere solo in grandi città come Milano e Roma. Parallelamente, prima del lockdown, stavo progettando insieme ad altri collaboratori una serie di workshop e proposte didattiche da organizzare a Catania, dove si può provare a investire su questi tipi di progetti. Mi piacerebbe realizzare dei percorsi didattici che possano portare a esperienze pratiche, che spingano gli studenti a produrre qualcosa di tangibile come libri, fanzine e cataloghi editoriali.

    La Plenum Gallery di Catania

    Cosa ti affascina del ruolo di docente?

    L’aspetto cruciale dell’insegnamento sta nel rapporto con gli allievi, che per me è fatto di scambi di vedute, confronti e riflessioni. Non è per niente facile trasmettere a qualcun altro ciò che si conosce, è un percorso che richiede molta pazienza e molto studio. L’interscambio costante è ciò che più mi affascina e che mi rende ogni giorno più curioso. Io concepisco l’insegnamento come un percorso a lungo termine, che non si risolve con una data di inizio corso e un’altra di fine corso, ma che prosegue anche per anni; mi piace seguire i miei allievi nel loro percorso professionale, dare consigli, criticare se necessario, aiutarli a trovare la loro strada.

    Qual è il segreto per riuscire a emergere come fotografi oggi?
    Non c’è un segreto, c’è piuttosto bisogno di tanto studio e tanta ricerca. I ragazzi che oggi si approcciano alla fotografia devono conoscerne la storia, partendo dai grandi maestri per arrivare fino alla cultura delle immagini contemporanea. Se allo studio e alla ricerca vengono accompagnati anche una solida struttura progettuale e la capacità di raccontare una storia, allora ci sono tutti gli ingredienti per poter emergere come autori.

    Catania (Sicily) 07/04/2020. Covid Emergency © Massimo Siragusa

    Dopo tutti questi anni di carriera, quali pensi che siano i fattori di criticità del mercato e della cultura fotografica in Italia?

    Penso che ci sia ancora una grande povertà culturale a livello fotografico. In Italia questo linguaggio viene ancora vissuto da molti come un esercizio tecnico e non come uno strumento d’espressione. Sicuramente il nostro paese risente del fatto di essere generalmente riconosciuto come la culla dell’arte classica e quindi per un linguaggio d’arte contemporaneo è più difficile emergere. Un secondo fattore critico è dato dalla forte esterofilia di cui soffriamo: basta varcare il confine e andare in Francia, in Germania o in Regno Unito per trovare una situazione completamente diversa dalla nostra, dove la fotografia viene considerata un’arte nobile allo stesso livello di pittura, scultura, ecc. L’Italia è un paese che sforna grandi talenti, anche celebrati a livello internazionale, ma troppo spesso i giovani devono andare all’estero per trovare la loro strada professionale e vedere valorizzato il loro impulso creativo.

    Alessandro Curti
    Nato a Milano nel 1991, giornalista appassionato di arte contemporanea e di fotografia in tutte le sue espressioni. Socio di STILL Fotografia, con sede a Milano in via Zamenhof 11. Docente in Storia della Fotografia all’interno del corso di Fashion Design allo IED di Milano. Gia collaboratore e redattore per le riviste mensili IL FOTOGRAFO e N Photography (Sprea Editori) dal 2015 al 2019 e per Rolling Stone Italia, Lampoon e The Pitch.

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