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    La misteriosa sparizione di Davide Cervia diventa un libro fotografico

    'Ipotesi per un’assenza. Il caso Cervia' è il progetto di Alfredo Covino, edito da Silvana Editoriale, che indaga sul mistero del sottufficiale della Marina Militare Italiana, sparito nel nulla nel 1990

    Nato come progetto fotografico intitolato Il Caso C., il nuovo libro di Alfredo Covino edito da Silvana Editoriale, Ipotesi per un’assenza. Il caso Cervia, a cura di Chiara Capodici, indaga visivamente sulla misteriosa sparizione di Davide Cervia, ex sottufficiale della Marina Militare Italiana specializzato in Guerre Elettroniche (GE), avvenuta nel 1990 a Velletri (Roma) e vincolata a segreto militare Nato.
 Il libro è un’indagine visiva dei fatti, che però documenta l’immaterialità di ciò che è stato finora celato, secretato, di segni e tracce che mettono l’accento sui vuoti e sulle assenze che questo caso ha creato nel manto della storia, collettivamente, di una nazione e, intimamente, di una famiglia.

    Ipotesi per un’assenza, il caso Cervia © Alfredo Covino

    Covino traspone – attraverso le sue immagini, l’editing e l’impaginazione del libro – un senso di sospensione che attinge sia dalla storia privata dell’uomo Davide Cervia, marito e padre, ma anche dal rilievo storico e politico che questa scomparsa simboleggia tuttora. Le fotografie si alternano tra la documentazione prodotta da Covino, soprattutto di ambientazioni che assumono la valenza di rilievi scientifici, materiale d’archivio, testimonianze, illustrazioni, documenti ufficiali, e una certa ricostruzione visiva di come questo caso sia stato trattato dall’opinione pubblica, sottolineandone la valenza di immaginario collettivo. 
Non è scorretto, infatti, parlare di “immaginario” parlando di Ipotesi per un’assenza. Il caso Cervia perché, anche se Covino tratta fatti veramente accaduti – e nella sua documentazioni li tratta come delle prove di reato – la dimensione in cui cuce le immagini è una dimensione interpretativa, una dimensione di suggestioni visive, il suo fine non è il ritrovamento, ma instillare il legittimo dubbio sulle implicazioni oscure ed occulte di questo caso.

    Ipotesi per un’assenza, il caso Cervia © Alfredo Covino

    Tutto permane in una bolla di ipotesi visive. È la valenza simbolica che risalta in questo libro, il carattere di testimonianza, ma a testimoniare di persone non se ne vedono, sono gli oggetti a cercare e a parlare di verità, dell’evidenza di verità, anche quando ci si prova in tutti i modi a sotterrarla. E così il biglietto n.861567 dell’Air France – posto nel bordo inferiore destro di due pagine bianche, quasi a volerlo far passare inosservato – risuona in tutta la sua valenza simbolica, storica e privata. Nel suo essere testimone della vicenda racconta di uno strano caso, un caso ancora più strano della sparizione in sé di Davide Cervia. Quel biglietto attesta la presenza di Davide Cervia su un aereo Air France diretto a Il Cairo, a ridosso dello scoppio della Guerra del Golfo in cui la sua specializzazione nell’operare sul sistema missilistico Teseo/Otomat e addestrare le persone ad usarlo sarebbe risultata imprescindibile, a costo della sua volontà.

    Ipotesi per un’assenza, il caso Cervia © Alfredo Covino

    O ancora, con una data scritta a penna a mano libera, 4.3.91, compare una lettera minatoria indirizzata alla moglie di Davide Cervia in cui le si dava la notizia della morte del marito e le si intimava di interrompere ogni azione di ricerca e soprattutto di denuncia tramite mezzi di stampa e televisione. E concludeva «Lei è una donna giovane. Ed oltre sé stessa, ha dei figli da tutelare». L’anonimato della lettera rincorre l’anonimato in cui ha continuato a versare l’effettivo mandante della sparizione di Davide Cervia, un anonimato che Covino sembra perseguire anche e soprattutto attraverso le sue fotografie. Luoghi apparentemente banali come una strada sterrata, oggetti comuni come un telefono, sono resi definiti dalla specificità di questa vicenda, solo inserendo la loro immagine accanto alle altre come tasselli di un puzzle – le pagine ingiallite di un archivio, la stampante e un fax in un ufficio anonimo, una stampa appoggiata ad un mobile, una strada desolata, una pista di atterraggio di un aeroporto – se ne può percepire la potenza e l’importanza, anche tramite la scelta della loro sequenza e del loro formato.

    Ipotesi per un’assenza, il caso Cervia © Alfredo Covino

    Covino dispone tutto il corpus fotografico del libro secondo diversi piani temporali, in una intricata rete tra tempo ipotetico, presente e passato, che si mescolano e conducono chi guarda le immagini al centro di un turbinio tra la vita privata di un uomo, le sue implicazioni militari e pubbliche e quelle che si radicano direttamente nel corpo di uno Stato. 
Le istantanee di Davide Cervia vengono decontestualizzate da Covino, sottratte all’album di famiglia, per far convergere nel libro la sua carica di memoria e ricordo, un po’ ingiallito ma molto intimo e privato; le immagini dei reperti servono a condurre tra le prove della vicenda, in maniera scientifica ed oggettiva; poi ci sono le immagini di repertorio che vedono la famiglia rivolgersi a giornali e televisioni per porre all’attenzione dell’opinione pubblica il caso; ed infine la documentazione di Covino stesso, una carrellata di luoghi soprattutto, e sono specificatamente essi che fanno da collante a Ipotesi per un’assenza. Il caso Cervia, creando quel senso di sospensione che genera domande, dubbio e ipotesi. D’altronde tutte le inchieste giornalistiche partono da delle domande e questo libro di domande ne solleva molte.

    Ipotesi per un’assenza, il caso Cervia © Alfredo Covino

    Ipotesi per un’assenza. Il caso Cervia
    di Alfredo Covino
    a cura di Chiara Capodici
    Silvana Editoriale, 2020
    WEB

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