Guccini è il tempo. È la sua vera ossessione, la grammatica che detta implacabile lo sviluppo dei suoi versi. È il sottotesto poetico della sua intera storia. Non c’è strada che tenga, non c’è osteria, non c’è bottiglia o amico, non c’è racconto, risata e sberleffo, non c’è America né Costantinopoli, non c’è provincia, viaggio o notte buia che tenga, non c’è nulla al di fuori della beffarda cornice del tempo.

C’è sempre un giorno che va, un altro giorno che è andato, o che andrà, è il tempo che apre e chiude i giochi della musica, il luogo in cui «l’oggi dove è andato l’ieri se ne andrà». Più di dieci anni fa, lungo la via Emilia, a Daria Addabbo venne l’idea di un viaggio fotografico alla ricerca delle immagini “descritte” nelle canzoni di Guccini.

Molti dei suoi testi contengono precise inquadrature, e inquadrare significa scegliere, selezionare una porzione di racconto, metterla dentro una cornice e renderla una scena, una scena nel tempo.

Come le canzoni di Guccini presentano continui riferimenti al tempo e all’ineluttabile ciclicità delle stagioni, così anche gli scatti fotografici di questi universi locali aprono a una riflessione sul tempo della vita che modifica, fagocita, travolge, lascia tracce, memoria e sedimenti. Questo libro è un viaggio in immagini e musica.