Dalla seconda metà del Novecento, Capri è diventata meta fissa di moltissimi artisti e celebrità: Filippo Tommaso Marinetti, Oscar Wilde, Thomas Mann, Pablo Neruda, Peggy Guggenheim, sono tantissime le personalità che si sono innamorate delle meraviglie dell’isola. Ma cosa è nascosto dietro ai luoghi del jet set internazionale, cosa succede quando i turisti non affollano più le strade? Sogno di un’ombra, il nuovo progetto di Davide Esposito, dà una risposta. Lo fa raccontando un’altra Capri, che ha fotografato nel periodo invernale, quando l’isola cambia volto. Con questo progetto Davide Esposito ha vinto la Open Call Visione Mediterranea, organizzata dalla Fondazione Capri ed esposta alla Certosa di San Giacomo nell’agosto 2022.

In questo periodo dell’anno la vita quotidiana degli abitanti si modifica radicalmente, i tempi rallentano e il paesaggio si fa più aspro e crudo, il vento impone il suo dominio urlando tra le rocce e gli alberi. Nel suo lavoro Esposito decide di fotografare l’isola di notte, quando ogni cosa diventa ingannevole alla vista e niente è più come sembra. Lo abbiamo intervistato.

Quando e come hai scoperto la fotografia?
Avevo poco più di vent’anni e sentivo la necessità di esprimermi in modo diverso. La parola scritta non mi bastava, o almeno non da sola. Quindi presi dal cassetto la vecchia Nikon di mio padre e iniziai a fare pratica, sentii immediatamente come l’atto di scattare, quel clic, fosse capace di procurarmi una forma di puro piacere. Prendere un quadro di realtà e portarlo per sempre con me in una dimensione fisica ma al di là del tempo – tempo che in fotografia non esiste – mi affascinava e ossessionava. Avevo quindi bisogno di una macchina mia, riuscii a mettere da parte abbastanza per comprare la mia prima reflex, una Pentax usata, nel negozio di un fotografo sorrentino.
Come si è sviluppato il tuo percorso? Hai studiato?
Sono autodidatta e mi sono formato sul campo, inizialmente fotografavo per i giornali, avevo bisogno di immagini per corredare gli articoli che scrivevo. Ho imparato moltissimo in quel periodo, riuscire a scattare qualcosa nell’arco di pochi istanti e con la luce adatta, è fondamentale. Poi, poco a poco, ho avuto modo di affrontare un po’ tutti i generi in ambito professionale. Negli anni ho fotografato di tutto: regate, arti marziali, cronaca, matrimoni, coppie innamorate, tutto ciò che accade sull’isola che attira milioni di persone ogni anno, soprattutto in estate. Imparare sul campo mi ha dato l’opportunità di sviluppare uno stile personale e soprattutto la capacità di leggere velocemente ogni situazione, un dualismo tra la visione affilata della fotografia professionale, dove unisco l’eleganza compositiva al racconto del “qui e ora”, e quella onirica e filosofica dei miei lavori personali.

Il tuo progetto Sogno di un’ombra ci mostra un lato nascosto dell’isola di Capri. Cosa ti ha spinto a sviluppare questo tipo di racconto?
Capri non è solo l’isola della dolce vita estiva. In inverno cambia volto e si svuota, diventa fredda, solitaria, prorompente. Specie quando il vento urla per giorni tra le rocce e le zone boschive dell’isola. La natura, prepotente, mette dinanzi a un bivio: chiuderti in casa o affrontare la solitudine e accettare l’introspezione che questo luogo gioco forza ti costringe a praticare. È come guardarsi allo specchio. Quando subisci per decenni questo ciclo inizi a viverci dentro ogni inverno. Uno stato mentale che evoca in me pensieri sopiti, paure e ossessioni, che ritraggo nell’ambiente circostante attraverso la fotografia. La notte è il momento giusto per esplorare l’isola, un modo per cercare le origini della mia identità, l’identità dell’uomo che brucia di luce. Questo è lo spirito con cui è nato questo progetto, il dualismo dell’essere umano, luce che brucia nell’oscurità alla ricerca della verità. Lascio che sia la mia intuizione a guidarmi verso le fotografie e fare immagine l’eterno scorrere del tempo. E nel riuscirci ho sviluppato una mia precisa tecnica fotografica.
Cosa vuoi trasmettere con le tue fotografie?
Cerco la verità, nel suo senso più puro. La realtà come la vediamo non è altro che un’interpretazione arbitraria, un sottile foglio bidimensionale, lecito nella sua interpretazione, ma è solo una piccola parte. Per questo nelle mie fotografie c’è sempre un elemento di illusione: talvolta sono sospese nel vuoto, come sogni, altre volte parzialmente illeggibili, altre volte ancora ambigue nel loro posizionamento nello spazio. Tuttavia è l’impossibilità di posizionarle nel tempo a renderle qualcosa di unico, proiezioni di verità da un altrove difficilmente codificabile. Le cose non sono mai quel che sembrano e non c’è mai una sola interpretazione valida, perché la verità non è visibile agli occhi, ma solo allo spirito, ed è con quello che fotografo.
Progetti futuri?
Ho intenzione di dedicarmi ancora al mio rapporto con Capri, ma non solo, ho trovato pezzi di me in altri luoghi, molto lontani dal Mediterraneo e apparentemente senza nulla in comune con la mia isola, ma è tutto in divenire ed è ancora troppo presto per parlarne.