In maniera erroneamente semplicistica, una fotografia di moda potrebbe sembrare soltanto un’immagine, estremamente dettagliata, realizzata esclusivamente per scopi commerciali. Nella realtà dei fatti questa definizione è assolutamente anacronistica e limitante perché la fotografia di moda, nella sua natura più profonda, non si limita all’aspetto commerciale ma immortala per sempre il clima culturale, e sociale, di un preciso periodo storico. Roland Barthes nella raccolta Il senso della moda, pubblicata postuma, scrisse:«Attraverso la moda la società si mette in mostra e comunica ciò che pensa del mondo». Il critico letterario, e semiologo francese, sottolineò quanto l’atto del vestirsi, e dello scoprirsi, fosse un elemento identitario di un individuo che vive in una determinata società. Ben si comprende quindi quanto la fotografia, in questo processo di costruzione umana collettiva, sia il mezzo fondamentale di divulgazione dei nuovi codici di appartenenza sociale.

Il fotografo francese Guy Bourdin, in bilico tra la fotografia artistica e commerciale, inserisce all’interno delle sue immagini una struttura visuale, e narrativa, complessa; carica di influenze artistiche e cinematografiche. Nelle sue fotografie il vestito, e gli accessori, non sono più i protagonisti della scena, ma divengono quasi oggetti puramente ornamentali della sua visione. Non è più l’obiettivo fotografico ad adattarsi all’abito e alla modella, ma sono loro che adeguandosi alla fotografia, e alla visione dell’artista, divengono metafore della vita dell’essere umano.

Armani Silos ospita, fino al 31 agosto 2023, la mostra: Guy Bourdin: Storyteller, un omaggio all’opera del fotografo francese. Giorgio Armani insieme a The Guy Bourdin Estate ha selezionato tra scatti iconici e immagini meno note. L’uso dei colori saturi – tratto distintivo dello stile di Bourdin – è indagato attraverso l’allestimento di intere sale dedicate a rossi, verdi e rosa, così come la sua abilità nel gioco con la forma decostruita, in particolare con i manichini, e la sua inconfondibile idea di composizione. Ventuno fotografie in bianco e nero mostrano come la capacità espressiva di Bourdin possa emergere anche nell’assenza del colore.

Giorgio Armani, in merito all’esposizione, ha dichiarato: «Questa mostra conferma la mia volontà di fare di Armani/Silos un centro di cultura fotografica contemporanea, includendo ciò che è prossimo al mondo Armani, ma anche ciò che ne è lontano. A prima vista, Guy Bourdin non è un autore a me vicino: il suo era un linguaggio netto, grafico, forte. Nella sua opera quel che si percepisce subito, in superficie, è la provocazione, ma quello che mi colpisce, e che ho voluto mettere in risalto, sono piuttosto la sua libertà creativa, la sua capacità narrativa e il suo grande amore per il cinema. Bourdin non seguiva la corrente e non scendeva a compromessi: un tratto nel quale mi riconosco io stesso, credo non ci sia un altro modo per lasciare un segno nell’immaginario collettivo».