PARCO DELLA FOTOGRAFIA è il nuovo progetto di Simona Filippini, ritratto del suo eterno amore, la città eterna, Roma; esposto per la prima volta al Leica Store di Roma dal 30 marzo al 6 maggio 2023.

Da molti anni la fotografa romana ha scelto la capitale d’Italia come focus d’affezione, un luogo del cuore, anche immaginifico, che probabilmente non smetterà mai di indagare fotograficamente. Occasione favorevole a Simona per una nuova prospettiva sulla sua città natale è stato l’esteso progetto Roma ChilometroZero, promosso e prodotto da Leica Camera Italia, con la collaborazione di Contrasto, rivolto a mappare Roma e i suoi quindici municipi, non tanto da un punto di vista prettamente topografico, ma anche sociale e paesaggistico. Una giuria di addetti ai lavori e storici dell’arte ha selezionato quindici fotografi, affidando ad ognuno di loro una macchina fotografica Leica e un municipio di competenza da raccontare per immagini.

La scelta di Simona Filippini di immergersi nella zona del Parco della Fotografia – a sud della città, tra via Ardeatina e via di Grotta Perfetta – è stata una scelta di cuore, di pancia, anche di visione fotografica. Come nei precedenti suoi lavori, l’autrice fa convergere nel suo linguaggio fotografico il suo vissuto personale, la sua storia, a delle modalità di narrazione che si risolvono spesso nella ritrattistica, sociale, ma anche ambientale, in quegli spazi in cui l’uomo dialoga con la natura. Inoltre, come riuscire a fotografare Roma senza considerare il gioco che la luce tipicamente romana produce con le sue ombre? Quella magnifica, impareggiabile e avvolgente luce che fa innamorare della città eterna.

In questa dimensione parallela, in cui la luce parla anche con le sue oscurità, Simona ha ambientato il suo racconto di una Roma magica, quasi fiabesca, una Roma che ha voluto omaggiare il mezzo fotografico dedicandogli la toponomastica di parte di un municipio, l’VIII, la zona del Parco della Fotografia, per l’appunto. «Dalla prima volta che l’ho visto ho subito pensato di entrare in un luogo immaginario. Un giardino dove la vegetazione fosse incantata, dove le piante potessero parlarmi e abitato da persone di ogni età̀, misteriose e sorprendenti. Un luogo dove, la mattina presto o al calar della notte, come nelle favole, vi passeggiassero creature insolite. Lo gnomo buono, la bambina acrobata, la ragazza mangiatrice di fumo, il giovane fotografo d’altri tempi, due innamorati in fuga. Loro mi hanno raccontato di questa Roma fatata, dove la storia della fotografia risuona nei nomi delle vie» scrive Simona come presentazione del suo progetto.

La magia rappresentata però si mescola ad un richiamo molto più terreo e concreto, quello delle radici dell’autrice, affascinata da uno spaccato romano che racconta anche delle sue origini, del suo vissuto, essendo cresciuta, infatti, in una zona limitrofa al Parco della Fotografia. La familiarità, la condivisione, l’appartenenza, per Simona Filippini rappresentano i cardini del suo pensiero fotografico e la sua progettualità.

L’autrice, con Roma nel cuore, è artefice di un processo di analisi visiva lento e capillare, che poi rende trasmissibile tramite le sue immagini, ma il fine ultimo della sua ricerca, lo stimolo che da anni le fa girare Roma in lungo e in largo, è il substrato antropologico della città eterna, quelle storie legate al territorio e alle persone che lei incamera in un archivio visivo. Simona indaga, cerca, parla, scandaglia, conosce, per arrivare a qualcosa, a qualcuno da raccontare, la sua storia di vita, la sua umanità. Come Vittorio, l’uomo dalla folta barba bianca, discendente dalla famiglia di agricoltori che possedeva gran parte di quell’area.

Con un’estetica asciutta e non giudicante, quasi scarna, senza sovrastrutture di significato e libera da ogni interpretazione, il pensiero fotografico di Simona Filippini sembra costantemente sorreggersi al motto della sua amata Lisetta Carmi “Ho fotografato per capire”, e forse, aggiungo io, anche per far capire. Ed è come, quindi, se una tensione intima e personalissima si riversi nella società, tra le sue maglie intricate, per rivelarne la profonda umanità da cui esse si nutrono. L’Umano e Roma, nel lavoro di Simona Filippini, dialogano costantemente, uno il contraltare dell’altro, come la luce romana – magnifica, impareggiabile e avvolgente – e le sue ombre.

PARCO DELLA FOTOGRAFIA
Simona Filippini
30 marzo – 6 maggio 2023
Leica Store
via dei Due Macelli 51, Roma
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