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    ‘Un’invincibile estate.’ Torna Fotografia Europea a Reggio Emilia

    Fino al 12 giugno 2022 Reggio Emilia ospita Fotografia Europea, il festival internazionale di fotografia che si sviluppa in molteplici sedi espositive. Siamo andati a vedere le mostre e ve le raccontiamo in questo articolo

    Il fotografo agisce sulla realtà come un chirurgo: la ritaglia, la scompone, la ricompone, la assembla in forme nuove escludendo, o incorporando, diversi elementi in un rapporto di reciprocità. Il prodotto di questa lunga operazione sarà, non un semplice oggetto puramente estetico, un ponte visivo; una porta che sia apre sulle tante variabili che compongono l’esistenza umana.

    Ernest con le rose di santa Rosalia, artista togolese. Villa Giulia, Palermo 2018, serie Binidittu © Nicola Lo Calzo / Podbielski Contemporary

    Reggio Emilia, dal 29 aprile al 12 giugno 2022, ospita Fotografia Europea; il festival internazionale di fotografia che si sviluppa in molteplici sedi espositive: Chiostri di San Pietro, Palazzo dal Mosto, Chiostri di San Domenico, Biblioteca Panizzi, Galleria Santa Maria, Spazio Gerra, Musei Civici, Collezione Maramotti, Fondazione I Teatri e gli spazi del Circuito Off. Ogni singolo luogo, come piccoli micromondi, ospita storie e ricerche di artisti affermati e giovani emergenti.

    Mary Ellen Mark, Girl Jumping over a Wall, Central Park, Manhattan, New York, USA, 1967 © 1963-2013 Mary Ellen Mark / Howard Greenberg Gallery, NY

    Il titolo di questa edizione, Un’invincibile estate, trae spunto da una celebre poesia di Albert Camus. Come lo scrittore decise di affidarsi alla speranza come ancora dai suoi tormenti, così Fotografia Europea quest’anno decide di fare sue le parole dell’autore francese per lanciare un inno alla vita, nonostante la crudeltà del mondo che ci circonda. Moltissime sono le mostre che compongono la rassegna, dieci solo nel chiostro di San Pietro; un importante complesso monastico risalente al XVI secolo appartenuto all’ordine dei Benedettini. In questi spazi, così evocativi e spirituali, possiamo vedere: Mary Ellen Mark. The Lives of Women. Una corposa mostra, curata da Anne Morin, dedicata ad una fotografa che ha dedicato gran parte della sua attenzione alle donne; soprattutto a quelle più fragili, come si può vedere nella serie dedicata alle pazienti del reparto psichiatrico dell’Oregon.

    Hoda Afshar, Untitled, from the series Speak the Wind, Iran (2015-2020) © Hoda Afshar

    Il progetto Binidittu, di Nicola Lo Calzo, è un lavoro intenso e articolato. Attraverso la storia del santo Benedetto il Moro, e delle sue tracce indelebili lasciate nei paesi che affacciano sul mediterraneo, il fotografo affronta problemi attualissimi come il razzismo e la situazione dei migranti. Hoda Afshar, attraverso le fotografie del suo Speak The Wind ci racconta una storia lontanissima proveniente dall’Iran. Le popolazioni che vivono nello stretto di Hormuz, al largo della costa meridionale, tengono in vita leggende, e culti, che hanno al centro la figura dei venti. Il vento, impalpabile ma percepibile, modella il paesaggio e lo spirito di natura e uomo.

    Seiichi Furuya, from the series “Last Trip to Venice 1985”, Venice, 1985 © Seiichi Furuya, courtesy by Chose Commune

    Il fotografo giapponese Seiichi Furuya con la sua esposizione First trip to Bologna 1978/Last trip to Venice 1985 ci racconta dell’ultimo viaggio con sua moglie Christine Gössler. Un viaggio fisico, e interiore, che ha aiutato l’autore a ricomporre quei momenti vissuti fino al suicidio di lei. Un racconto intimo e doloroso, che ci ricorda quanto la vita e il fato siano incerti non programmabili. Chloé Jafé, fotografa francese, con il suo progetto I give you my life ci porta nel profondo della mafia giapponese, la Yakuza. Un mondo chiuso e assolutamente inaccessibile alle donne. Grazie ad un incontro causale, l’artista è riuscita ad accedervi e a poterne catturare, con la lente della fotografia, tutti i rituali e la vita di questo universo parallelo. Queste mostre, e molte altre, aspettano solo di essere visitate e vissute.

    Chloé Jafé, No title. the recruits greet of the bosses after a reunion. 2016, Iochigi © Chloé Jafé

    Imperdibile Luigi Ghirri, Italia in miniatura e nuove prospettive presso il Palazzo dei Musei. La mostra, curata da Ilaria Campioli, Joan Fontcuberta e Matteo Guidi, analizza la serie realizzata dal maestro alla fine degli anni Settanta e nei primi anni Ottanta, incentrata sul celeberrimo parco divertimenti Italia in miniatura. L’esposizione, anche attraverso le foto scattate dal fondatore del parco Ivo Rambaldi, mette in luce e approfondisce quelle che sono le tematiche più ricorrenti di Luigi Ghirri: la dualità, e la finzione insista nel concetto stesso di realtà. Il festival è stato realizzato grazie  Fondazione Palazzo Magnani insieme al Comune di Reggio Emilia e con il contributo della Regione Emilia-Romagna.

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    Manuelaannamaria Accinno
    Laureata in Storia e critica dell’arte alll’Università Statale di Milano, amante dell’arte in tutte le sue forme, riserva un occhio speciale alla fotografia. Lavora con alcuni artisti contemporanei, scrivendo testi critici e curando esposizioni personali e collettive. Ha collaborato con Rolling Stone Italia e attualmente scrive per Black Camera.

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