Boko Haram, che in lingua hausa significa letteralmente “l’istruzione occidentale è proibita”, indica uno spietato gruppo terroristico jihadista sunnita che opera nel nord-est della Nigeria. L’obiettivo finale del gruppo è quello di trasformare la Nigeria, paese che conta oltre 180 milioni di abitanti divisi in 514 etnie, in un califfato del tutto simile allo Stato Islamico salafita. Le attività principali del gruppo terroristico sono lo stupro sistematico di donne e bambine, il saccheggio, la distruzione di scuole e di interi villaggi. Le donne e le ragazze rapite, durante la prigionia, sono costrette a trascorrere per diverse ore al giorno sessioni di radicalizzazione contro l’educazione occidentale e laica. Nonostante gli intensi insegnamenti a cui sono costrette le ragazze, molte di loro mostrano ancora il coraggio di perseguire il modello di vita occidentale dopo aver faticosamente riconquistato la libertà.

L’intensità del programma di radicalizzazione può essere compresa meglio ascoltando il racconto di alcune ragazze libere, dopo la terribile esperienza della prigionia. Le loro testimonianze hanno ricordato che le lezioni erano infinite – in una logica di lavaggio del cervello – e lo scopo era quello di cancellare la memoria appresa nelle scuole: le rime, l’alfabeto, la storia e tutto ciò che avevano imparato fino a quel momento. L’obiettivo del gruppo terroristico Boko Haram è quello di privare le donne della libertà individuale, della possibilità di emanciparsi e di rendersi indipendenti.

Una volta sfuggite ai violenti carcerieri di Boko Haram, molte delle ragazze sono rimaste profondamente traumatizzate. Rientrate nei villaggi in cui sono cresciute, non hanno ricevuto alcun tipo di aiuto o supporto psicologico da familiari e concittadini, anzi sono state trattate con disprezzo ed emarginate perché considerate come “le donne dei miliziani”. Così facendo, per le donne non rimane alcuna prospettiva per ricostruire una propria vite e sperare in un futuro migliore. Oltre al trauma subito, sono obbligate a vivere isolate e ripudiate.

Emeke Obanor, fotografo nigeriano specializzato in ritratto e fotografia documentaria, ha provato a raccontare una storia diversa, che racchiude un messaggio di speranza e cambiamento. Il gruppo di ragazze da lui ritratte, una volta libero, ha deciso con forza di non soccombere al terrore, alle difficoltà economiche e all’estremismo islamico e culturale per continuare il percorso scolastico e sognare un futuro diverso. Il volto delle ragazze fotografate è celato per motivi di sicurezza, in quanto molti membri delle loro comunità sono vicini al gruppo terroristico. La fotografia di Emeke Obanor svela e restituisce dignità ai soggetti fotografati e, attraverso la bellezza estetica esplicita delle sue immagini, ci mostra la brutalità nascosta del dolore, facendo emergere qualcosa che, secondo i piani perversi di Boko Haram, non avremmo mai dovuto vedere.