Il “ritorno” alla semplicità ha “toccato” anche il settore dolciario, inclusa la produzione di articoli di largo consumo come i biscotti, facilmente adattabili a diversi momenti della giornata ma pensabili anche in contesti più specifici come la colazione o l’ora del tè, ricalcando la tradizione anglosassone in ogni suo aspetto.
La “classicità” dei biscotti ha generato da circa vent’anni una rinnovata popolarità di quelli secchi, spesso presentati graficamente e descritti come una versione meno calorica e quindi più adatta alla linea. Il concetto di biscotto ha, almeno in teoria, perso parte della sua tipica immagine di “pesantezza” anche grazie a questi prodotti.
Questa tendenza si basa sull’utilizzo di ingredienti semplici e poco raffinati, anche se la categoria dei biscotti secchi è in realtà piuttosto ampia e complessa da definire.
In sostanza, i biscotti secchi sono salutari, o perlomeno meno “dannosi” di altre varianti, oppure si tratta principalmente di una strategia di marketing?
Struttura del biscotto
Il biscotto ha assunto una forma simile a quella che conosciamo oggi solo pochi secoli fa. Il nome stesso suggerisce una doppia cottura di un impasto che solo recentemente è stato associato al mondo dei dolci; in passato, la sua caratteristica principale era la lunga conservazione, rendendolo un’alternativa ai principali ingredienti.
La loro popolarità è cresciuta notevolmente con la rivoluzione industriale, che ha aumentato la disponibilità e permesso di ottenere sapori più intensi e definiti. Tuttavia, solo a metà dell’Ottocento sono nate le aziende alimentari che hanno consentito una diffusione capillare ed estremamente diversificata, anticipando i tempi moderni.
Oggi i biscotti sono molto più vari rispetto a qualche decennio fa, anche grazie alla maggiore consapevolezza dei consumatori, una condizione che rende la scelta più informata ma anche più complessa, poiché l’alta concorrenza porta spesso a definizioni che non corrispondono necessariamente alle nostre aspettative.
Biscotti secchi, quali sono?
Una definizione “ampia”, ma che identifica solitamente un biscotto senza farcitura e senza burro, quindi meno friabile e più asciutto, adatto ad essere consumato con altri alimenti o bevande come caffè o tè. In generale, questi sono sicuramente quelli “meno ricchi” di zuccheri e calorie.
Ovviamente, non sono tutti uguali: i marchi evidenziano spesso l’assenza di zuccheri aggiunti e utilizzano dolcificanti, che in genere sono presenti in quantità inferiori rispetto al tradizionale zucchero semolato. Ma cosa contengono i biscotti secchi moderni, considerando una media tra quelli più diffusi?
Non sono necessariamente meno calorici, poiché spesso, per migliorare la consistenza e il sapore, vengono aggiunte quantità maggiori di aromi, che contribuiscono a un quadro complessivo che non è necessariamente “migliore” rispetto ad altri tipi di biscotti. Quindi, fanno “più” o “meno” male rispetto al frollino, che è sicuramente il più “pesante”?
Sono “migliori” di altri?
Un vero biscotto secco dovrebbe essere senza uova e possibilmente senza burro, un ingrediente che aumenta la sensazione di sazietà ma anche l’apporto calorico, che però non è sempre così significativo. Incidono elementi come aromi, edulcoranti o il tradizionale zucchero; in media, le calorie per un buon biscotto secco non dovrebbero superare un certo limite.
Il limite medio è di 400 calorie per 100 grammi di prodotto, ma è consigliabile scegliere prodotti con il minor numero possibile di ingredienti, diffidando da quelli che enfatizzano ripetutamente la parola “senza”, accompagnata da altri elementi mancanti. L’assenza di elementi non salutari non esclude però la presenza di altri.
I biscotti secchi non sono intrinsecamente buoni o cattivi; sono sicuramente più leggeri, ma questo può essere un’arma a doppio taglio: la minore quantità di elementi “grassi” può portare a una minore sazietà e quindi a consumarli più spesso o in quantità maggiori, ricordando che in teoria sono pensati per accompagnare bevande e cibi diversi e non per essere consumati da soli.
Quali scegliere?
La scelta è importante ma non determinante: è risaputo che alimenti semplici e leggeri “fanno meno male”, ma è quasi impossibile trovare un biscotto confezionato che “faccia bene”; al contrario, è statisticamente probabile che un consumo eccessivo possa rendere un prodotto specifico apparentemente “più sano” più problematico di altri più calorici.
Per la dieta, è consigliabile optare per biscotti con una lista di ingredienti semplice, senza superare i 30-35 grammi al giorno, magari consumati a colazione o comunque lontano dagli altri pasti. Meglio se sono effettivamente integrali, sia perché contengono più fibre, sia perché queste possono aumentare il senso di sazietà.